I lavoratori Ast bloccano la strada. 10/10/14 |
Le Rsu aziendali hanno mandato un segnale più che chiaro: dalle 22:00 di venerdì 10 ottobre alle 6:00 di lunedì 13, braccia incrociate. Non più sciopero a scacchiera, ma blocco totale.
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Oggi, nel pomeriggio una delegazione della Marcia della Dignità si è recata all'ingresso delle acciaierie, dove è in corso il presidio permanente (i sindacati fra il malumore degli operai, non hanno nemmeno organizzato il blocco delle portinerie per non fare uscire le merci) per portare la propria solidarietà ai lavoratori.
Alle 18.00 gli operai hanno fatto un blocco stradale, noi con loro.
Quello che segue è il volantino che abbiamo distribuito.
OCCUPARE LA FABBRICA PER PIEGARE THYSSEN
(e se i tedeschi non ci sentono, nazionalizzare l’Ast!)
Prima ti diedero un mutuo per comprarti casa. Poi un prestito per la Tv al plasma. Un altro ancora per lo smartphone.
Ti fecero credere che non eri più un operaio “sfigato”, ti fecero diventare ceto medio a debito. E col ricatto del debito ti hanno fatto sgobbare a testa bassa. Ma sotto padrone restavi ed ora, il padrone (tedesco), dopo aver “pocciato” dalle mammelle dello Stato e averti spremuto come un limone, fa le valigie e ti getta nella spazzatura.
Dov’eri tu quanto altri italiani gettati sul lastrico si ribellavano e chiedevano aiuto? Voltasti le spalle, sperando che il tuo turno non venisse mai.
Ora che è toccato anche a te, sei costretto a lottare. Lo vedi da solo che lo Stato ti ha abbandonato, che il governo Renzi e i partiti se ne fregano, mentre il sindacato… perché esiste un sindacato?
La strega Lucia Morselli e i vampiri della Thyssen in che sperano? Nella tua rassegnazione, che se non hai ricevuto la lettera di licenziamento volterai le spalle ai 537 lasciandoli al loro destino.
Dei sindacati non hanno paura, temono piuttosto la tua dignità, che questa volta dici basta, che ti comporti da uomo e non da caporale.
C’è solo una possibilità: la lotta dura, unitaria, ragionata, per fare della vicenda Ast un caso nazionale.
Solo con la massima combattività e compattezza, con l’occupazione della fabbrica e il blocco ad oltranza della produzione si obbligherà la Thyssen a riaprire le trattative (e in questo caso al tavolo vada un comitato eletto in assemblea e non coloro che in questi decenni hanno accettato le peggio porcherie, a partire dalla privatizzazione e dalla svendita alle multinazionali).
Solo con una prova di forza le maestranze dell’AST meriteranno e otterranno la solidarietà generale.
E se la Thyssen non farà un passo indietro, ritirando sia i licenziamenti che la disdetta del contratto di secondo livello, che lo Stato faccia lo Stato e nazionalizzi le acciaierie! E’ chiedere troppo? No è chiedere il necessario per difendere, assieme al diritto al lavoro, il futuro di Terni e quello dell’Italia come paese industriale e sovrano.
Una sovranità che perdemmo accettando di strisciare ai piedi di quest’Euro(pa) del “libero mercato” —per cui, mentre qui si licenzia, l’Italia deve importare acciaio dalla Germania (primo produttore europeo) o dalla Turchia—, una sovranità che prima o poi va riconquistata, se non vogliamo finire nel “terzo mondo” e diventare tutti servi della gleba.
Terni, 10 ottobre 2014
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