Si mette male per Maria Rita Lorenzetti!
Certo, vale la presunzione d'innocenza, fino a sentenza di condanna che sia passata in giudicato; ma ieri, la chiusura dell’inchiesta TAV, iniziata nel 2013 e che aveva già portato agli arresti domiciliari la ex governatrice della regione Umbria, ha confermato tutti i capi di imputazione per i 31 indagati nelle indagini sul sottoattraversamento fiorentino della TAV, tra cui spicca per importanza proprio la “Zarina” di Foligno.
Pesanti i capi di imputazione che sono reiterati anche nella chiusura dell’indagine: associazione a delinquere, truffa, corruzione, abuso d’ufficio, traffico illecito di rifiuti.
In particolare alla Lorenzetti viene reiterata dai pm fiorentini l’accusa di aver favorito, in qualità di Presidente dell’Italferr (società partecipata incaricata della supervisione, coordinamento e realizzazione delle linee italiane dell’alta velocità) le imprese Nodavia e Coopsette mettendo a disposizione i propri contatti politici, ottenendo in cambio incarichi per il marito nella ricostruzione post sisma in Emilia.
I capi d’accusa sono rimasti praticamente invariati rispetto all’ordinanza cautelare di un anno fa.
Il “castello di carte” delle imputazioni, come ebbe a dire allora la Lorenzetti, non è caduto anzi ha retto al vaglio di un anno di indagini e il rischio di un processo per l’ex governatrice si presenta più solido e minaccioso che mai.
Se il quadro dell’inchiesta fosse confermato si tratterebbe infatti di un dei più grandi intrecci politico-affaristico-mafioso emersi negli ultimi tempi in Italia.
Gli elementi ci sono tutti: i legami con la camorra, in particolare con il clan dei Casalesi attraverso la ditta casertana incaricata dello smaltimento dei rifiuti speciali e che invece hanno trovato collocazione in alcune zone agricole e contribuito ad inquinare il suolo e le falde acquifere, il materiale ignifugo scadente utilizzato per la costruzione delle gallerie che un domani potrebbero così diventare terrificanti budelli di fuoco e di fiamme come è già accaduto in Italia in passato, guarnizioni non idonee a sostenere la pressione dello scavo della maxi-trivella con conseguenti bassissimi livelli di sicurezza per le maestranze.
Tutto ciò, che è veramente ripugnante, è stato confermato.
Così come è confermato che Maria Rita Lorenzetti è, se non il personaggio chiave, dell’intera vicenda, l’architrave del potere politico-mafioso della cosiddetta regione “rossa” che oltre a questo vanta scandali a iosa negli anni di potere della “Zarina”.
I cittadini umbri debbono meditare bene su questi fatti e trarne le dovute conseguenze.
Debbono cioè avere chiaro come questi politicanti di mestiere hanno ridotto la politica in Umbria, come ne hanno fatto una disgustosa materia di scambio con affaristi senza scrupoli e per il loro tornaconto personale.
Né si debbono illudere che le cose siano cambiate solo perché personaggi come la Lorenzetti non sono più ai vertici della regione.
In realtà il sistema affaristico-istituzionale è ancora in piedi e continua ad operare indisturbato e pronto a procurarsi nuovi affari e nuove prebende, forse con meno avidità dimostrata dalla “Zarina”, ma pur sempre con la disponibilità a favorire tutte quelle lobby di malaffare che gli garantiscono potere e soldi.
L’affare della costruzione della autostrada Orte-Mestre ne è l’esempio più eclatante.
Anche in questo caso il potere politico locale sta facendo a gara con il governo Renzi ad inneggiare a questa “grandiosa” opera che i politicanti locali ritengono anzi indispensabile per lo sviluppo della nostra regione.
In realtà, la trasformazione dell’attuale E45 in autostrada a pedaggio è inutile e dannosa per l’ambiente e anche per l’economia della nostra regione.
Essa è solo una colossale speculazione messa in moto da autentici pescecani dell’alta finanza e dei loro affiliati (cementieri, costruttori, cavisti) che intendono mettere le mani su un gigantesco affare di oltre 10 miliardi di euro.
Ciò (grazie anche alla controinformazione di tanti cittadini riuniti nel Coordinamento Umbro - No E45 Autostrada) sta diventando sempre più chiaro agli occhi della maggioranza degli umbri, nonostante le menzogne e gli inganni dei politicanti locali che non vedono l’ora di mettere le mani su una parte della immensa torta.
Siamo certi che anche in questo caso, al pari della TAV della Lorenzetti, una fetta è destinata alle tasche di questi spregevoli arrivisti della politica che in cambio assicurano il necessario beneplacito politico-istituzionale senza il quale (il recente scandalo del MOSE docet) non sarebbe possibile mettere in piedi operazioni del genere.
Ritenere quindi che, finito il ciclo della “Zarina” sia finito anche il sistema di potere affaristico-clientelare-mafioso che lei ha indubbiamente contribuito a creare e a perfezionare oltremodo, sarebbe una pia illusione e anche un tragico sbaglio.
Tutto questo avrà fine solo quando i cittadini umbri prenderanno compiutamente coscienza della necessità di farla finita con una intera classe politica sia di sinistra che di destra e manderà a casa definitivamente tutto questo ciarpame politico che per anni, troppi, ha ammorbato l’aria e il suolo della nostra bella Umbria.
Marcia della Dignità
Certo, vale la presunzione d'innocenza, fino a sentenza di condanna che sia passata in giudicato; ma ieri, la chiusura dell’inchiesta TAV, iniziata nel 2013 e che aveva già portato agli arresti domiciliari la ex governatrice della regione Umbria, ha confermato tutti i capi di imputazione per i 31 indagati nelle indagini sul sottoattraversamento fiorentino della TAV, tra cui spicca per importanza proprio la “Zarina” di Foligno.
Pesanti i capi di imputazione che sono reiterati anche nella chiusura dell’indagine: associazione a delinquere, truffa, corruzione, abuso d’ufficio, traffico illecito di rifiuti.
In particolare alla Lorenzetti viene reiterata dai pm fiorentini l’accusa di aver favorito, in qualità di Presidente dell’Italferr (società partecipata incaricata della supervisione, coordinamento e realizzazione delle linee italiane dell’alta velocità) le imprese Nodavia e Coopsette mettendo a disposizione i propri contatti politici, ottenendo in cambio incarichi per il marito nella ricostruzione post sisma in Emilia.
I capi d’accusa sono rimasti praticamente invariati rispetto all’ordinanza cautelare di un anno fa.
Il “castello di carte” delle imputazioni, come ebbe a dire allora la Lorenzetti, non è caduto anzi ha retto al vaglio di un anno di indagini e il rischio di un processo per l’ex governatrice si presenta più solido e minaccioso che mai.
Se il quadro dell’inchiesta fosse confermato si tratterebbe infatti di un dei più grandi intrecci politico-affaristico-mafioso emersi negli ultimi tempi in Italia.
Gli elementi ci sono tutti: i legami con la camorra, in particolare con il clan dei Casalesi attraverso la ditta casertana incaricata dello smaltimento dei rifiuti speciali e che invece hanno trovato collocazione in alcune zone agricole e contribuito ad inquinare il suolo e le falde acquifere, il materiale ignifugo scadente utilizzato per la costruzione delle gallerie che un domani potrebbero così diventare terrificanti budelli di fuoco e di fiamme come è già accaduto in Italia in passato, guarnizioni non idonee a sostenere la pressione dello scavo della maxi-trivella con conseguenti bassissimi livelli di sicurezza per le maestranze.
Tutto ciò, che è veramente ripugnante, è stato confermato.
Così come è confermato che Maria Rita Lorenzetti è, se non il personaggio chiave, dell’intera vicenda, l’architrave del potere politico-mafioso della cosiddetta regione “rossa” che oltre a questo vanta scandali a iosa negli anni di potere della “Zarina”.
I cittadini umbri debbono meditare bene su questi fatti e trarne le dovute conseguenze.
Debbono cioè avere chiaro come questi politicanti di mestiere hanno ridotto la politica in Umbria, come ne hanno fatto una disgustosa materia di scambio con affaristi senza scrupoli e per il loro tornaconto personale.
Né si debbono illudere che le cose siano cambiate solo perché personaggi come la Lorenzetti non sono più ai vertici della regione.
In realtà il sistema affaristico-istituzionale è ancora in piedi e continua ad operare indisturbato e pronto a procurarsi nuovi affari e nuove prebende, forse con meno avidità dimostrata dalla “Zarina”, ma pur sempre con la disponibilità a favorire tutte quelle lobby di malaffare che gli garantiscono potere e soldi.
L’affare della costruzione della autostrada Orte-Mestre ne è l’esempio più eclatante.
Anche in questo caso il potere politico locale sta facendo a gara con il governo Renzi ad inneggiare a questa “grandiosa” opera che i politicanti locali ritengono anzi indispensabile per lo sviluppo della nostra regione.
In realtà, la trasformazione dell’attuale E45 in autostrada a pedaggio è inutile e dannosa per l’ambiente e anche per l’economia della nostra regione.
Essa è solo una colossale speculazione messa in moto da autentici pescecani dell’alta finanza e dei loro affiliati (cementieri, costruttori, cavisti) che intendono mettere le mani su un gigantesco affare di oltre 10 miliardi di euro.
Ciò (grazie anche alla controinformazione di tanti cittadini riuniti nel Coordinamento Umbro - No E45 Autostrada) sta diventando sempre più chiaro agli occhi della maggioranza degli umbri, nonostante le menzogne e gli inganni dei politicanti locali che non vedono l’ora di mettere le mani su una parte della immensa torta.
Siamo certi che anche in questo caso, al pari della TAV della Lorenzetti, una fetta è destinata alle tasche di questi spregevoli arrivisti della politica che in cambio assicurano il necessario beneplacito politico-istituzionale senza il quale (il recente scandalo del MOSE docet) non sarebbe possibile mettere in piedi operazioni del genere.
Ritenere quindi che, finito il ciclo della “Zarina” sia finito anche il sistema di potere affaristico-clientelare-mafioso che lei ha indubbiamente contribuito a creare e a perfezionare oltremodo, sarebbe una pia illusione e anche un tragico sbaglio.
Tutto questo avrà fine solo quando i cittadini umbri prenderanno compiutamente coscienza della necessità di farla finita con una intera classe politica sia di sinistra che di destra e manderà a casa definitivamente tutto questo ciarpame politico che per anni, troppi, ha ammorbato l’aria e il suolo della nostra bella Umbria.
Marcia della Dignità
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