Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente comunicato stampa del consigliere regionale Orfeo Goracci, Comunista Umbro
«Da anni dai pulpiti governativi, con poche ed estemporanee eccezioni, si ripete la litania dei sacrifici "per il bene del Paese" e dei tagli ai trasferimenti destinati agli Enti locali.
Tagli che, è bene dirlo con franchezza, non sono mai stati contrastati con decisione, visto che i Sindaci e i Presidenti delle Regioni appartengono tutti agli stessi Partiti che sono stati e sono al governo del Paese e sono (siamo) pochi quelli che possono dire le stesse cose a Roma, nella Regioni, nei Comuni.
Questa politica antipopolare e recessiva, attuata sotto la regia dell'Unione Europea, lungi dall'aver prodotto i benefici tanto invocati, ha generato solo crisi economica, riduzione del ventaglio dei servizi offerti alla popolazione, maggiori gravami fiscali in particolare per le classi più deboli, quelle che da sempre, in proporzione, contribuiscono maggiormente al bilancio dello Stato.
Da tre anni, con la svolta tecnocratica del Governo Monti, quella che era la politica di lacrime e sangue già inaugurata da Berlusconi e Tremonti, con massicce decurtazioni ai bilanci delle Regioni, delle Province e dei Comuni, prosegue imperterrita, ma si ammanta di una nuova espressione, più edulcorata: spending review, ossia revisione della spesa pubblica.
Cambiano i termini, ma gli effetti, dirompenti per milioni di cittadini, restano intatti e anzi si aggravano: una recente indagine del Centro Studio Sintesi , ripresa da Il Sole 24 Ore (fonte al di sopra di ogni sospetto!), ha fotografato in maniera inequivocabile la dinamica di 4 anni di austerità: dal 2010 ad oggi, i Comuni italiani, già in difficoltà per anni di restrizioni e aumenti costanti dei prezzi di beni e servizi, hanno perso oltre 18 MILIARDI DI EURO DI TRASFERIMENTI, con un - 46 % .
Vi sono, nella classifica dei tagli, Comuni che si sono visti ridurre i trasferimenti di oltre il
70 % e, spesso, quelli più virtuosi sono stati molto più penalizzati di quelli con conti dissestati, cattive amministrazioni (a volte commissariate), servizi scadenti erogati alla popolazione.
Basti pensare che un Comune come quello di Perugia ha subito una decurtazione del 50% nei trasferimenti a partire dal 2010, a fronte di un - 36 % riguardante i Comuni di Agrigento e di Catania.
Se si allarga la visuale a Regioni e Province, il panorama appare identico: un altro studio dettagliato, effettuato in forma di dossier dalle Regioni italiane, ha quantificato in quasi 26 miliardi, dal 2010 al 2015, il taglio apportato solo alla voce "sanità" .
L'austerità, poi, ha pesato e pesa ancora in maniera intollerabile sulle Province, oggetto di una recente riforma, con tagli e sacrifici imposti per oltre 9 miliardi di euro dal 2010 al 2014 (a fronte di bilanci molto più ridotti di quelli delle Regioni).
Nonostante questo quadro, da parte del Governo Renzi si continua ad insistere, a parte qualche slogan buttato là come fumo negli occhi dei cittadini, con le politiche di austerità e di "rigore", che non vanno a colpire i tanto enfatizzati sprechi, che pure ci sono, ma in maniera esclusiva i servizi destinati alla popolazione in campi spesso vitali, a partire da quello sanitario.
E' chiaro che, con la scusa degli sprechi e delle distorsioni esistenti nelle pieghe della spesa pubblica, si continua a perseguire una politica di riduzione delle prestazioni socio - sanitarie e di altro tipo, alfine di rendere esigibili le stesse solo da chi ha disponibilità economiche.
La privatizzazione surrettizia dei servizi, passa anche e soprattutto per le forche caudine della spending review: si riduce la coperta pubblica e, immediatamente, ecco arrivare in soccorso quella privata, con i cittadini costretti a pagare, tra liste d'attesa interminabili e riduzioni del welfare decise a tavolino, prezzi sempre più salati per ottenere quello che prima era gratuito.
Le Regioni, in particolare la Regione Umbria, puntino i piedi contro ogni riduzione di sanità in primis; allo stesso tempo, come ho già avuto modo di rimarcare in altri interventi, la Regione stessa deve impegnarsi affinchè problematiche presenti sul campo da tempo, come le liste d'attesa e altro ancora, vengano affrontate e risolte con decisione, ridando lustro a quelli che, fino a qualche tempo fa, erano veri e propri fiori all'occhiello per l'Umbria e le sue comunità, la sanità in primis ».
Perugia, lì 17 / 09 / 2014
Il Consigliere regionale
Orfeo Goracci (Comunista Umbro)
«Da anni dai pulpiti governativi, con poche ed estemporanee eccezioni, si ripete la litania dei sacrifici "per il bene del Paese" e dei tagli ai trasferimenti destinati agli Enti locali.
Tagli che, è bene dirlo con franchezza, non sono mai stati contrastati con decisione, visto che i Sindaci e i Presidenti delle Regioni appartengono tutti agli stessi Partiti che sono stati e sono al governo del Paese e sono (siamo) pochi quelli che possono dire le stesse cose a Roma, nella Regioni, nei Comuni.
Questa politica antipopolare e recessiva, attuata sotto la regia dell'Unione Europea, lungi dall'aver prodotto i benefici tanto invocati, ha generato solo crisi economica, riduzione del ventaglio dei servizi offerti alla popolazione, maggiori gravami fiscali in particolare per le classi più deboli, quelle che da sempre, in proporzione, contribuiscono maggiormente al bilancio dello Stato.
Da tre anni, con la svolta tecnocratica del Governo Monti, quella che era la politica di lacrime e sangue già inaugurata da Berlusconi e Tremonti, con massicce decurtazioni ai bilanci delle Regioni, delle Province e dei Comuni, prosegue imperterrita, ma si ammanta di una nuova espressione, più edulcorata: spending review, ossia revisione della spesa pubblica.
Cambiano i termini, ma gli effetti, dirompenti per milioni di cittadini, restano intatti e anzi si aggravano: una recente indagine del Centro Studio Sintesi , ripresa da Il Sole 24 Ore (fonte al di sopra di ogni sospetto!), ha fotografato in maniera inequivocabile la dinamica di 4 anni di austerità: dal 2010 ad oggi, i Comuni italiani, già in difficoltà per anni di restrizioni e aumenti costanti dei prezzi di beni e servizi, hanno perso oltre 18 MILIARDI DI EURO DI TRASFERIMENTI, con un - 46 % .
Vi sono, nella classifica dei tagli, Comuni che si sono visti ridurre i trasferimenti di oltre il
70 % e, spesso, quelli più virtuosi sono stati molto più penalizzati di quelli con conti dissestati, cattive amministrazioni (a volte commissariate), servizi scadenti erogati alla popolazione.
Basti pensare che un Comune come quello di Perugia ha subito una decurtazione del 50% nei trasferimenti a partire dal 2010, a fronte di un - 36 % riguardante i Comuni di Agrigento e di Catania.
Se si allarga la visuale a Regioni e Province, il panorama appare identico: un altro studio dettagliato, effettuato in forma di dossier dalle Regioni italiane, ha quantificato in quasi 26 miliardi, dal 2010 al 2015, il taglio apportato solo alla voce "sanità" .
L'austerità, poi, ha pesato e pesa ancora in maniera intollerabile sulle Province, oggetto di una recente riforma, con tagli e sacrifici imposti per oltre 9 miliardi di euro dal 2010 al 2014 (a fronte di bilanci molto più ridotti di quelli delle Regioni).
Nonostante questo quadro, da parte del Governo Renzi si continua ad insistere, a parte qualche slogan buttato là come fumo negli occhi dei cittadini, con le politiche di austerità e di "rigore", che non vanno a colpire i tanto enfatizzati sprechi, che pure ci sono, ma in maniera esclusiva i servizi destinati alla popolazione in campi spesso vitali, a partire da quello sanitario.
E' chiaro che, con la scusa degli sprechi e delle distorsioni esistenti nelle pieghe della spesa pubblica, si continua a perseguire una politica di riduzione delle prestazioni socio - sanitarie e di altro tipo, alfine di rendere esigibili le stesse solo da chi ha disponibilità economiche.
La privatizzazione surrettizia dei servizi, passa anche e soprattutto per le forche caudine della spending review: si riduce la coperta pubblica e, immediatamente, ecco arrivare in soccorso quella privata, con i cittadini costretti a pagare, tra liste d'attesa interminabili e riduzioni del welfare decise a tavolino, prezzi sempre più salati per ottenere quello che prima era gratuito.
Le Regioni, in particolare la Regione Umbria, puntino i piedi contro ogni riduzione di sanità in primis; allo stesso tempo, come ho già avuto modo di rimarcare in altri interventi, la Regione stessa deve impegnarsi affinchè problematiche presenti sul campo da tempo, come le liste d'attesa e altro ancora, vengano affrontate e risolte con decisione, ridando lustro a quelli che, fino a qualche tempo fa, erano veri e propri fiori all'occhiello per l'Umbria e le sue comunità, la sanità in primis ».
Perugia, lì 17 / 09 / 2014
Il Consigliere regionale
Orfeo Goracci (Comunista Umbro)
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