martedì 23 settembre 2014

CHI C'È DIETRO LA GUERRA CONTRO L'ART. 18

La Stampa del 9 settembre 2014
Nella foto qui accanto l'edizione del quotidiano La Stampa del 9 settembre.
Il titolo è chiaro: il Ministro Poletti, a nome di Renzi, dopo che da un paio di settimane gli alleati di governo del Nuovo Centro destra e Forza Italia chiedevano il definitivo smantellamento dell’Art. 18 (che tutela i lavoratori da licenziamenti ingiusti e quindi prevede il reintegro nel posto di lavoro in caso non esista “giusta causa”), afferma a chiare lettere: “Niente smantellamento dell’Art 18., niente revisione globale dello Statuto dei lavoratori”.
Com’è che all’improvviso Il governo Renzi ha rinnegato questa promessa?

Com’è che Renzi in persona, nel giro di pochi giorni, si è deciso a fare una “guerra santa” per abbattere questo simbolo dei diritti dei lavoratori dipendenti?

Circolano diverse spiegazioni, tra cui quella che questo polverone serva a Renzi per mascherare le sue promesse non mantenute e quindi, visti i dati catastrofici sulla recessione continua, il suo fallimento.
Altri sostengono che usa la questione dell’Art. 18 per rottamare davvero e fare fuori l’opposizione interna al suo partito, tanto è sicuro che avrà l’appoggio di Berlusconi.
Tutte cose vere. Tanto vere che Renzi è giunto al punto di dire che qui “occorre un cambiamento violento”. Parola mai udite da un Presidente del Consiglio. Infatti è sceso in campo anche Napolitano, anzi, in barba al ruolo arbitrale che gli affida la Costituzione, è entrato nuovamente a gamba tesa, schierandosi con matteo Renzi.
Ma perché tutto questo accade?
Come spiegare il voltafaccia clamoroso di Renzi?


La ragione non ve la dicono, ed è che i poteri forti europei hanno lanciato un ultimatum: “Dovete abolire l’Art. 18 e dare un segnale ai mercati finanziari che l’Italia procede spedita sulla via di più austerità e più precarizzazione”.
Tra questi poteri forti, il più forte di tutti è la Banca centrale europea (Bce).
Mario Draghi, anche lui alle prese col fallimento delle sue mossse monetarie (che come si vede non rilanciano l’economia, non contrastano la deflazione e non fanno diminuire la disoccupazione, ma ingrassano solo le banche) chiede a Renzi di procedere spedito con le “riforme” —dove per “riforme” si intende che chi dispone di capitali e soldi da investire vuole non solo assumere dando in cambio salari da fame, ma trattare i dipendenti come fossero cose usa e getta.
Renzi è quindi un nostro nemico, ma egli è solo un esecutore degli ordini e degli ultimatum dei suoi mandanti. 


Chi sono? I tecnocrati europei, e tra essi, primus inter pares, Mario Draghi, che insiste nel chiedere all'Italia "ulteriori cessioni di sovranità".
È lui (e gli interessi che rappresenta), il nostro principale nemico!

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