L'assemblea è stata molto partecipata, sala strapiena, e noi della Marcia della Dignità eravamo presenti, intervenendo nel merito e sottolineando come solo la nazionalizzazione degli impianti e l'adozione di misure di salvaguardia dell'acciaio italiano, possono salvare le acciaierie da un progressivo smantellamento e delocalizzazione, quindi gli operai che vi lavorano e le loro famiglie dal rischio di trovarsi dall'oggi al domani senza un lavoro.
L'Unione europea in nome del "libero mercato" si opporrà? Si disobbedisca! E si esca finalmente dalla gabbia eurista.
Numerosi gli operai e le operaie che hanno condiviso il nostro intervento.
Ricordiamo che il 4 settembre al Ministero dell'Economia c'è l'incontro tra la direzione Tyssen, i sindacati e il governo. Occorre tenersi pronti alla battaglia nel caso la multinazionale insista nello smantellamento. Un'ipotesi che il popolo di terni rifiuterà.
Di seguito pubblichiamo la lettera di Di Maio a tutti i senatori e i deputati.
mentre ieri l'Istat certificava la condizione drammatica della nostra economia, e dichiarava di nuovo l'Italia in recessione - con tutti gli effetti che produrrà sull'occupazione - io mi trovavo in Umbria per onorare l'impegno, assunto quindici giorni fa, di incontrare gli operai delle acciaierie di Terni.
La situazione dell'occupazione in Italia si fa sempre più drammatica e non riguarda più solo i giovani, ma anche e soprattutto i padri di famiglia con oltre 50 anni di età, i quali, dopo aver perso il proprio posto di lavoro, non riescono più a ricollocarsi in alcun settore. Il compito del Parlamento deve essere ora più che mai quello di adottare misure urgenti per far uscire gli italiani da questo incubo, imparando dal passato, non perseverando negli stessi errori degli ultimi 20 anni, con scelte politiche sbagliate che hanno svenduto agli stranieri le nostre aziende di eccellenza e fatto perdere milioni di posti di lavoro. Sul tema del lavoro, il Parlamento deve fare fatti, alla svelta e con soluzioni innovative.
Vi scrivo per evidenziare la tragedia che si sta consumando in queste ore a Terni presso l'"AST" (Acciai Speciali Terni), uno stabilimento che è il quarto grande competitor in Europa per la produzione di acciai speciali e che rischia la chiusura per l'ennesima delocalizzazione e vi scrivo anche per parlarvi delle soluzioni che possono portare la comunità ternana fuori da questo incubo, in vista dell'appuntamento del prossimo 4 settembre: il tavolo tecnico al Ministero dello Sviluppo economico tra Governo, azienda ed operai.
Se pensiamo per un attimo a quanti oggetti di acciaio usiamo ogni giorno - dalla lavatrice alla forchetta, passando per l'automobile - credo sia difficile pensare a questo come un settore in crisi. Infatti non lo è.
La chiusura - difatti immotivata - del polo siderurgico di Terni costringerebbe l'Italia a dovere acquistare all'estero gran parte dell'acciaio di cui ha bisogno. Ciò produrrebbe un ulteriore innalzamento dei costi per le famiglie italiane. Per non parlare delle migliaia di posti di lavoro che si perderebbero.
Le proposte innovative che ieri ho avuto modo di apprendere dai diretti interessati, durante la mia visita al polo siderurgico, potrebbero essere applicate a tante altre realtà produttive in crisi, così da salvare decine di migliaia di posti di lavoro e ridare speranza alle persone.
Durante l'incontro con impiegati e operai, tenutosi nell'auditorium di questo glorioso insediamento produttivo, che:
- crea lavoro per oltre 4000 persone provenienti da tutta Italia
- muove il 20% del Pil dell'Umbria
- vanta 130 anni di storia
ho avuto modo di capire la situazione che stanno attraversando: quasi 1000 persone a rischio licenziamento, se la proprietaria ThyssenKrupp non rivedrà la sua intenzione di chiudere una parte significativa degli impianti e ritornarsene in Germania. Per non parlare poi degli effetti negativi che ricadranno sul territorio: crisi dell'indotto, degli esercizi commerciali e delle strutture ricettive. Insomma, se quello stabilimento dovesse chiudere, sarà un vero e proprio shock per diverse migliaia di famiglie italiane.
I lavoratori dell'AST ritengono che la ThyssenKrupp voglia andare via da Terni. Addirittura, secondo la testimonianza di un operaio, sembra che l'azienda si stia rifiutando di effettuare le consegne, nonostante le merci già pronte nei piazzali. La mia impressione è che stiamo assistendo all'ennesima "delocalizzazione lampo": aziende che dopo aver percepito contributi pubblici e forza lavoro da questo Paese, senza alcuna gratitudine, scappano via.
Ieri ho preso un impegno con gli operai di Terni: quello di scrivere a tutti voi Deputati e Senatori in qualità di Vicepresidente della Camera per portare a vostra conoscenza questa vicenda, di cui si parla troppo poco, nonostante sia di cruciale importanza per tutti gli italiani.
Il 4 settembre, al tavolo con il governo, gli impiegati e gli operai temono che venga fatta loro la proposta di ammortizzatori sociali, un modo elegante per calare definitivamente il sipario su questa vicenda e dare il via ai licenziamenti. A mio parere sarebbe inaccettabile, se si pensa che quello stabilimento con un buon management può addirittura rappresentare una occasione di crescita economica per l'Italia. Ricordo, a me stesso, con rammarico, che gli ammortizzatori sociali servono a tutelare il lavoro delle aziende in crisi, non a fare da salvagente per le multinazionali che fanno utili e vogliono delocalizzare.
A quel tavolo i lavoratori porteranno diverse proposte per dimostrare che l'AST di Terni non deve chiudere e quella dei licenziamenti è solo una scusa della ThyssenKrupp per delocalizzare. Spiegheranno che il costo del personale è una parte irrisoria delle spese di quello stabilimento e, se ci sarà bisogno di risparmiare sui processi produttivi, saranno ben lieti di aiutare la dirigenza a poterli razionalizzare.
Ma l'Italia può fare a meno dei proprietari. Se la ThyssenKrupp vuole andarsene, l'Italia deve rilevare quello stabilimento attraverso il Fondo Strategico Italiano, avviare collaborazioni con le Università umbre per sviluppare materiali di ulteriore qualità - così da sfruttare i 300 milioni di Euro del progetto europeo "Horizon 2020" - e avviare iniziative perché i prodotti in acciaio italiani si facciano con acciaio italiano.
Gli operai e gli impiegati che ho incontrato e che saranno a quel tavolo attraverso le loro rappresentanze meritano tutto il sostegno possibile. Giovedì mattina sarò presente al Ministero per dare loro supporto, insieme ad altri Deputati e Senatori che hanno manifestato la volontà di esserci.
Una nuova idea di Italia passa da occasioni come questa. E parlo volutamente di "occasione": la questione AST è secondo me, prima che un problema da risolvere, un'opportunità per l'Umbria e per l'Italia. Dobbiamo avere il coraggio di andare oltre i meri interessi finanziari di qualche privato o di qualche altro Stato e avere la volontà di tenerci stretto il lavoro e le attività produttive. Dobbiamo tornare a essere eccellenza produttiva mondiale puntando sulle nostre capacità e competenze, non svendendo le nostre eccellenze. E' così che si "sblocca" davvero l'Italia».
Luigi Di Maio
Vicepresidente della Camera dei Deputati
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