Perugia 7/3/14, sede del Pd, consegnata lettera a Renzi |
In quella sede, il Presidio di Perugia, propose l’occupazione simbolica e simultanea in diverse città capoluogo di provincia, delle sedi del Pd, come protesta contro il regime dell'austerity.
Stante le difficoltà con cui ha operato il suddetto Gruppo di lavoro, le divergenze in seno allo stesso, la mutata realtà che ha visto Letta messo da parte, Renzi, presentato come il salvatore della patria, andare al governo con una congiura di palazzo, l'azione di protesta, opportunamente rimodulata, è stata realizzata venerdì 7 marzo, in 4 città: qui a Perugia, Salerno, Bergamo, Varese.
Si è ritenuto opportuno scrivere un testo comune, che pubblichiamo sotto, in cui si spiega a Matteo Renzi quali sono le misure urgenti di giustizia sociale che dovrebbe prendere nei primi 100 giorni del suo governo, se volesse veramente un cambiamento radicale ovvero proteggere e riconsegnare dignità ai settori sociali più falcidiati dalla crisi economica e sociale.
Bergamo, 7/3/14 |
Nel loro piano, i dittatori europei impongono all'Italia di salassare definitivamente il popolo italiano, ovvero tagliare drasticamente la spesa pubblica (anche con una sforbiciata agli stipendi dei dipendenti pubblici ed eventualmente un’ulteriore taglio delle pensioni), privatizzare quel che resta delle imprese pubbliche e i beni comuni, colpire salari e diritti dei lavoratori privati per accrescere i profitti delle imprese.
A Perugia, siamo entrati nella sede del Pd venerdì pomeriggio e siamo stati ricevuti dal neo eletto segretario regionale, Giacomo Leonelli, renziano convinto, eletto con una manciata di voti, dato il drastico calo di votanti alle primarie che lo hanno incoronato.
A lui abbiamo consegnato la lettera aperta a Matteo Renzi, e il giovane segretario si è preso l'incarico di farla avere al nuovo presidente del consiglio.
Dal dibattito seguito, è emerso chiaramente che la volontà del nuovo governo è quella di sacrificare all'altare dell'Euro il popolo lavoratore, a dispetto delle belle e vuote parole di Renzi, sul "fare".
Bene. Noi continueremo a fare il nostro lavoro, loro tirino pure la corda, prima o poi si spezzerà!
Lettera aperta a Matteo Renzi, Presidente del Consiglio
«Ci vediamo costretti ad occupare in diverse città le sedi del suo partito per far sentire la voce di milioni di italiani che il vostro sistema economico e politico ha gettato sul lastrico
Lei ha ottenuto la fiducia del Parlamento. Non ha la nostra.
Il buon giorno si vede infatti dal mattino. Lei aveva assicurato che non sarebbe mai andato al governo senza elezioni. Invece è diventato Primo ministro grazie al più sordido e antidemocratico inciucio di palazzo. Se ciò è stato possibile è perché Lei ha l’appoggio dei poteri oligarchici europei e italiani, gli stessi che hanno portato il Paese allo sfascio.
Tuttavia Lei, all’atto di chiedere la fiducia alle Camere ha ripetuto più volte che il suo sarà il governo della “svolta radicale”. Dobbiamo prenderla in parola, visto che di una “svolta radicale” il Paese ha bisogno come il pane. Una “svolta”, tanto più se “radicale”, significa cambiare strada, anzi invertire la rotta rispetto alle politiche di sterminio economico sin qui seguite.
Una “svolta radicale” implica, nello spirito della nostra Costituzione, adottare subito alcune misure d’emergenza per sostenere i cittadini che sono stati abbandonati e per porre fine alla catastrofe economica e sociale.
Noi chiediamo che nei primi cento giorni il Suo governo adotti queste 7 misure:
1) Lanciare un Piano nazionale per il lavoro contro il dissesto idrogeologico, per il risanamento anti-sismico e di edilizia scolastica e popolare, per l’energia da fonti rinnovabili;
2) Avviare un Piano di assunzioni nei settori pubblici sotto organico: anzitutto sanità e scuola;
3) Istituire un reddito minimo garantito di 700 €, con un assegno mensile ai 6 milioni di disoccupati e adeguando le pensioni di coloro che sono attualmente al di sotto di questa soglia;
4) Ridurre del 50% le tasse antipopolari come l’Iva e quelle sulla prima casa e sugli immobili strumentali alla produzione (Tasi, Tari e Imu);
5) Congelare le cartelle Equitalia per chi è in difficiltà economica, bloccare tutte le esecuzioni forzate, sancire l’impignorabilità della prima casa e degli strumenti di lavoro;
6) Promuovere un Piano per la protezione dell’agricoltura nazionale, se necessario adottando dazi protettivi sulle importazioni, anzitutto dei prodotti Ogm;
7) Istituire una banca pubblica per erogare crediti alle piccole imprese artigiane, industriali e dei servizi.
Quante risorse occorrono? E dove reperirle?
Secondo i nostri calcoli occorrono all’incirca 150 miliardi di euro.
Possono e debbono essere reperiti:
(1) Dichiarando una moratoria immediata sul rimborso degli interessi sul debito pubblico verso la finanza speculativa e bancaria, con un risparmio annuo immediato di circa 80 Mld ;
(2) Con una imposta del 2,5% sui grandi e medi patrimoni mobiliari.
Non ci risponda anche Lei che “l’Europa non ce lo consente”!
Sono proprio i vincoli europei che ci hanno portato nell’abisso. Siamo stanchi di fare la fame per tenere in piedi una moneta unica traballante e un’Unione in mano alle grandi banche d’affari. Se Lei, come chi l’ha preceduto, agirà come una marionetta dei poteri forti, si faccia da parte, e lasci che il popolo italiano riconsegni al Paese la sua sovranità, economica, monetaria, politica e democratica».
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