martedì 3 settembre 2013

L'ADESIONE DI DON FORMENTON

don Gianfranco Formenton
Questo è un momento “magico” per la Chiesa che 
è tornata ad usare parole inusitate da decenni e ad indicare strade e speranze che sembravano oramai sopite, sepolte sotto i mari del realismo e mi sono tornati in mente i sogni suscitati dal Concilio Vaticano II che Papa Francesco ha rievocato sulla scia dei grandi maestri che ci hanno trasmesso una visione della vita, del mondo e della fede, liberata e liberante.
Ho pensato che anche Papa Francesco viene da una terra nella quale la Chiesa ha dato dignità anche alla povertà accogliendo le istanze di liberazione dei popoli oppressi, compromettendosi e sporcandosi le mani con tutti gli uomini e le donne di buona volontà che da sempre lottando per il riscatto dell’umanità.


Francesco come Romero ha sempre fatto parte della Chiesa gerarchica e ha coinvolto questa Chiesa (non ne abbiamo un’altra!) in questo mondo, ci ha regalato l’immagine di Pastori che hanno addosso “l’odore delle pecore”. Non una Chiesa “per i poveri” ma una Chiesa “povera e con i poveri”.

Oh, lo so che questo fa sorridere la maggior parte dei nostri politici che guardano con aria di compatimento e sufficienza a queste espressioni relegandole tra i sogni degli anni sessanta ma risentire ogni domenica risuonare in piazza San Pietro le parole fino a ieri circoscritte a qualche parrocchia di periferia… beh è una grande cosa, una grande enciclica molto prosaica ma molto vera che riporta l’Evangelo nelle mani di tutti. Ci sono sogni pericolosi e questo è uno di quelli, ma i sogni, di tanto in tanto si realizzano quando uomini e donne concrete si mettono in marcia… La storia rivela talvolta delle autentiche sorprese!

Don Primo Mazzolari ricordava spesso che lo scandalo del mondo moderno non è che ci siano ancora dei poveri (“i poveri, li avrete sempre con voi”) ma che la povertà sia sentita come una maledizione, come una vergogna e che sia associata alla miseria alla quale ci si deve ribellare e contro la quale si deve lottare con tutte le forze e con tutta l’intelligenza evangelica che Dio ci ha dato.

Se è vero che i poveri sono “beati” allora è giusto associare a questa beatitudine, che non ha niente a che fare con la rassegnazione, anche la parola “dignità” che è l’”orgoglio” che don Milani indicava come forza ai suoi ragazzi: l’orgoglio di essere montanari, poveri, ignoranti delle sicurezze di questo mondo… e di essere forti di una saggezza antica, autentica che sa rendere un mucchietto di stracci di tutti i calcoli algebrici degli economisti di questo mondo che hanno dato ampia dimostrazione di non avere capito niente, ma proprio niente del disastro morale e materiale provocato da una crisi che non hanno saputo prevedere, gestire e illuminare.

S.Ireneo è passato alla storia per una frase che è anche il senso dell’impegno dei cristiani nel mondo: “La gloria di Dio è l’Uomo vivente”… che parafrasando significa che la gloria di Dio sta nel fatto che l’uomo viva, viva pienamente, con dignità e gioia… tutti gli uomini senza i quali Egli non ha gloria, anzi, senza i quali neanche la Sua esistenza ha senso per questo porco mondo.

don Gianfranco Formenton

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