Dobbiamo fare di tutto, quanto è nelle nostre possibilità, per attivare le persone comuni, volgarmente chiamate popolo, quelle che non hanno mai fatto politica, e che di questa piaga dell’ultimo secolo non si sono mai occupate. Quelle persone normali, come la madre e il padre di famiglia, che non parteciperanno mai a convegni e seminari sull’economia, ma senza saperlo praticano la buona e giusta conduzione del buon padre e della buona madre all’interno della loro comunità.
Loro hanno a disposizione un mezzo subdolo di misura che una volta si chiamava Lira ed oggi si chiama Euro. Non hanno mai indagato sul perché del suo diritto o del suo valore poiché confidavano in uno Stato giusto ed equo, che di fatto non è stato. Loro sono le prime vittime non ascoltate e non rappresentate. Si lamentano in silenzio e tirano a campare.
Dobbiamo farli uscire di casa, uniti in una marcia, rendendoli orgogliosi di manifestare a testa alta il loro sdegno, senza vergogna e umiliazione, tutti: padri, madri, figli, studenti, precari, disoccupati, pignorati, licenziati, cassintegrati, senza casa…
E’ necessario mettere in piedi un comitato trasversale che diriga i lavori, coordini e organizzi, fornisca i contatti per dar vita ad comitato promotore, che dovrà essere formato da gente semplice, non nota per il suo lavoro politico. Le persone dovranno essere colpite dal fatto che gente come loro osa esporsi e sbandierare ai 4 venti la propria condizione.
Nessun partito, nessuna bandiera, nessuna sigla devono comparire.
Detto questo servono i militanti che si sbraccino e si prendano la briga di andare al popolo. Volantinaggio a tappeto, porta a porta, dialoghi con le persone che si rivolgono alla caritas, con le famiglie dei licenziati, con quelli cui hanno chiuso la partita iva, con quelli che non possono pagare il mutuo, con i precari che lavorano 14 ore al giorno e hanno uno stipendio misero…
Dobbiamo parlare a quei commercianti che si sentono scaraventati in un Non Luogo dall’invasione dei centri Commerciali e dalla Grande Distribuzione e non riescono a capire il perché del loro fallimento. Dobbiamo parlare a quegli Artigiani a cui si chiede una competitività surreale per contrastare un’invasione di merci prodotte in altri stati di schiavitù iper-produttiva e seriale. Dobbiamo parlare a chi coltiva sempre di più per guadagnare sempre di meno. Dobbiamo parlare non chattare!
Massimo Maggi
Loro hanno a disposizione un mezzo subdolo di misura che una volta si chiamava Lira ed oggi si chiama Euro. Non hanno mai indagato sul perché del suo diritto o del suo valore poiché confidavano in uno Stato giusto ed equo, che di fatto non è stato. Loro sono le prime vittime non ascoltate e non rappresentate. Si lamentano in silenzio e tirano a campare.
Dobbiamo farli uscire di casa, uniti in una marcia, rendendoli orgogliosi di manifestare a testa alta il loro sdegno, senza vergogna e umiliazione, tutti: padri, madri, figli, studenti, precari, disoccupati, pignorati, licenziati, cassintegrati, senza casa…
E’ necessario mettere in piedi un comitato trasversale che diriga i lavori, coordini e organizzi, fornisca i contatti per dar vita ad comitato promotore, che dovrà essere formato da gente semplice, non nota per il suo lavoro politico. Le persone dovranno essere colpite dal fatto che gente come loro osa esporsi e sbandierare ai 4 venti la propria condizione.
Nessun partito, nessuna bandiera, nessuna sigla devono comparire.
Detto questo servono i militanti che si sbraccino e si prendano la briga di andare al popolo. Volantinaggio a tappeto, porta a porta, dialoghi con le persone che si rivolgono alla caritas, con le famiglie dei licenziati, con quelli cui hanno chiuso la partita iva, con quelli che non possono pagare il mutuo, con i precari che lavorano 14 ore al giorno e hanno uno stipendio misero…
Dobbiamo parlare a quei commercianti che si sentono scaraventati in un Non Luogo dall’invasione dei centri Commerciali e dalla Grande Distribuzione e non riescono a capire il perché del loro fallimento. Dobbiamo parlare a quegli Artigiani a cui si chiede una competitività surreale per contrastare un’invasione di merci prodotte in altri stati di schiavitù iper-produttiva e seriale. Dobbiamo parlare a chi coltiva sempre di più per guadagnare sempre di meno. Dobbiamo parlare non chattare!
Massimo Maggi
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