Splendide giornate. Siamo al quinto giorno di protesta, anche qui a Perugia. Ne abbiamo fatte delle belle, dalla manifestazione lungo le vie della città la mattina del 9 dicembre, all'occupazione della sede del Pd, principale pilastro del regime, al presidio svolto presso la rotonda di Borgo Novo, all'uscita di Madonna Alta, dove continueremo ad essere presenti anche domani.
Il nostro presidio sta andando molto bene.
Si respira una bella atmosfera. Con i cartelli, gli striscioni e le trombe siamo rimasti alla rotonda distribuendo a tutti i passanti il volantino, che, riportando i 4 punti cardine dell'appello nazionale (porre fine al far-west della globalizzazione; uscire dall'euro e dall'Europa; riappropriarssi della sovranità popolare e monetaria; riappropriarsi della democrazia) invita tutti ad unirsi alla protesta, perché i guasti della crisi e delle politiche di austerità che la hanno notevolmente aggravata, sono sotto gli occhi di ciascuno.
Con il presidio abbiamo notevolmente rallentato il traffico, è vero, ma quanta solidarietà abbiamo riscontrato.
Ci siamo sentiti dire "bravi", "continuate così, non mollate". Ci sono state persone che ci hanno manifestato il loro consenso facendo due o tre giri della rotonda con la loro macchina, suonando il clacson, abbassando il finestrino e agitandoci le mani in segno di saluto.
Altri si sono fermati, accettando da noi pane e salsicce arrostite, un bicchiere di vino o caffè. Si facevano capannelli di gente che discuteva, finalmente si torna a parlare di politica in maniera seria, finalmente il cittadino comune osa manifestare in prima persona, osa esporre le proprie idee.
Il sentire dominante è che bisogna fare qualcosa per evitare la catastrofe, il blackout del nostro Paese. Agire prima che sia troppo tardi. Dicono tutti che non vogliono fare la fine della Grecia, che non vogliono la dittatura della Toika, che bisogna ideare una strategia comune, un programma per riappropriarci della nostra sovranità popolare.
Noi non ci stiamo limitando a manifestare in piazza, abbiamo anche dei momenti assembleari, pubblici, in cui discutiamo democraticamente, ci confrontiamo, decidiamo sul da farsi.
Non è facile, quando tante voci vogliono esprimersi, quando ognuno ha le proprie idee, la propria visione del mondo, quando i media, che si sono all'improvviso accorti della nostra esistenza, ti stanno addoso, pronti a screditarti.
Ciò che ci unisce è la consapevolezza che occorre un cambiamento radicale e la volontà di realizzarlo.
Ci stiamo coordinando con le altre realtà, la mobilitazione si è estesa, è necessario creare un Coordinamento Nazionale, plurale, democratico e rappresentativo di tutte le realtà in lotta, che decida collettivamente le prossime mosse.
Il nostro presidio sta andando molto bene.
Si respira una bella atmosfera. Con i cartelli, gli striscioni e le trombe siamo rimasti alla rotonda distribuendo a tutti i passanti il volantino, che, riportando i 4 punti cardine dell'appello nazionale (porre fine al far-west della globalizzazione; uscire dall'euro e dall'Europa; riappropriarssi della sovranità popolare e monetaria; riappropriarsi della democrazia) invita tutti ad unirsi alla protesta, perché i guasti della crisi e delle politiche di austerità che la hanno notevolmente aggravata, sono sotto gli occhi di ciascuno.
Con il presidio abbiamo notevolmente rallentato il traffico, è vero, ma quanta solidarietà abbiamo riscontrato.
Ci siamo sentiti dire "bravi", "continuate così, non mollate". Ci sono state persone che ci hanno manifestato il loro consenso facendo due o tre giri della rotonda con la loro macchina, suonando il clacson, abbassando il finestrino e agitandoci le mani in segno di saluto.
Altri si sono fermati, accettando da noi pane e salsicce arrostite, un bicchiere di vino o caffè. Si facevano capannelli di gente che discuteva, finalmente si torna a parlare di politica in maniera seria, finalmente il cittadino comune osa manifestare in prima persona, osa esporre le proprie idee.
Il sentire dominante è che bisogna fare qualcosa per evitare la catastrofe, il blackout del nostro Paese. Agire prima che sia troppo tardi. Dicono tutti che non vogliono fare la fine della Grecia, che non vogliono la dittatura della Toika, che bisogna ideare una strategia comune, un programma per riappropriarci della nostra sovranità popolare.
Noi non ci stiamo limitando a manifestare in piazza, abbiamo anche dei momenti assembleari, pubblici, in cui discutiamo democraticamente, ci confrontiamo, decidiamo sul da farsi.
Non è facile, quando tante voci vogliono esprimersi, quando ognuno ha le proprie idee, la propria visione del mondo, quando i media, che si sono all'improvviso accorti della nostra esistenza, ti stanno addoso, pronti a screditarti.
Ciò che ci unisce è la consapevolezza che occorre un cambiamento radicale e la volontà di realizzarlo.
Ci stiamo coordinando con le altre realtà, la mobilitazione si è estesa, è necessario creare un Coordinamento Nazionale, plurale, democratico e rappresentativo di tutte le realtà in lotta, che decida collettivamente le prossime mosse.
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