«Una
volta, tanto tempo fa, i signori dei castelli si nascondevano dietro le
mura per evitare la cittadinanza che inferocita dalla fame e dal
constatare lo sfarzo in cui i signori vivevano, aspettava con tanto di
forche e forconi, questo tanto tanto tempo fa. Ora la cittadinanza più
erudita affronta i signori in singolar tenzone con semplici parole,
cerca il confronto con il dialogo magari schietto ma sempre un dialogo, e
come si difendono i signori del castello? Non avendo più le mura del
castello, ora si nascondono dietro mura di bugie e sotterfugi, con abile
mossa si nascondono
dal più che giustificato sdegno del cittadino, tentando dapprima di negare lo spazio della disputa poi fingendo che questo accade per difendere i beni comuni della cittadinanza. Cosi questa storia che non dovrebbe più appartenere ai nostri tempi si consuma di fronte alle telecamere dei telegiornali.
Ma cosa è successo con esattezza?
Tutto inizia in una mattinata di dicembre, per esattezza del 18 dicembre 2013, quando un manipolo di cittadini "armati" di striscioni e lingue taglienti fanno "irruzione" nelle sale del potere della regione Umbria. Questo "attacco" lascia esterrefatti i presenti che tutto si aspettavano tranne che un tale affronto, al che succede che il Presidente della Regione (Uno dei "signori" di cui sopra) tale Eros Brega, vistosi espugnato il proprio castello affronta la folla che altro non chiede che un confronto ed è in quel momento che il Presidente si appresta a deflettere il colpo e con abile mossa finge di prendere le istanze dei cittadini come proprie ed è proprio li che promette di farsi carico di organizzare un incontro tra i cittadini e i "lor signori" della giunta regionale.
Così fatto, ad accordi presi, con tanto di smaglianti sorrisi, il drappello soddisfatto esce dal castello del potere, altri incontri seguono tra strette di mano e rassicurazioni da parte del Presidente sul fatto stesso di essere lì all'incontro nel giorno stabilito.
Fino a qui tutto molto facile, fin troppo facile e la puzza di bruciato è già nell'aria.
Nel frattempo un personaggio della stessa "famiglia" del presidente (tale Matteo Renzi) dopo mesi a predicare la democrazia (parola riportata anche nello stemma di "famiglia") e giurando di non volere arrivare al potere senza il voto si smentisce e sale al potere senza nessuna legittimazione da parte del popolo.
La puzza di bruciato aumenta tanto da dover impegnare tutta la stampa "pompiera" a placare gli animi del popolo oramai esasperato da tanta falsità.
Ci sarebbe da ridere se tutto questo non comportasse un aumento esponenziale dei morti che questa guerra economica sta causando.
Ma torniamo alla nostra storia, come si diceva sopra, i tentativi di fermare questo incontro non si fermano alle mere parole, ma sono susseguiti da azioni che mirano a scoraggiare l'avversario dal proseguire l'offesa, ed ecco apparire il dazio per l'incontro, infatti il nostro drappello di cittadini alla richiesta della sala, anch'essa promessa dal "signore" del castello, si trova davanti un'inattesa sorpresa, 800 euro di dazio per poter utilizzare per 3 ore una sala che fin dalla sua prima inaugurazione è sempre stata del popolo, questo costringe il manipolo di cittadini ad un nuovo assalto al castello (il palazzo della regione) di nuovo i cittadini, sfondata la resistenza iniziale delle guardie di palazzo, riescono ad insediarsi nelle sale del potere e così fatto chiedono di nuovo il confronto coi "signori" del castello. Ne segue un braccio di ferro fatto di chiamate al cellulare e accomodanti rassicurazioni, anche questa volta la vittoria è dei cittadini che ottengono apparentemente senza condizioni la concessione della sala.
Siamo arrivati ad oggi il giorno del confronto, alle ore quindici nell'aria già si percepisce la tipica tensione del prima dello scontro.
Alle sedici c'è tutto, ci sono le persone, ci sono le telecamere, ci sono i microfoni, insomma non manca nulla tranne una cosa: l'avversario. Se questo fosse successo in altri tempi il disonore avrebbe, da solo, fatto abdicare il re regnante, ma quelli erano altri tempi, ora i regnanti restano sul trono pur disonorati, anche dopo aver, con vigliaccheria, evitato lo "scontro".
Qui è finita la storia di questa battaglia, e avete capito bene! Non è un romanzo storico ma si tratta di storia dei nostri tempi, storia che vede ancora i politici dire e non fare, promettere e disattendere».
Fonte: Gilda Rivoluzionaria
dal più che giustificato sdegno del cittadino, tentando dapprima di negare lo spazio della disputa poi fingendo che questo accade per difendere i beni comuni della cittadinanza. Cosi questa storia che non dovrebbe più appartenere ai nostri tempi si consuma di fronte alle telecamere dei telegiornali.
Ma cosa è successo con esattezza?
Tutto inizia in una mattinata di dicembre, per esattezza del 18 dicembre 2013, quando un manipolo di cittadini "armati" di striscioni e lingue taglienti fanno "irruzione" nelle sale del potere della regione Umbria. Questo "attacco" lascia esterrefatti i presenti che tutto si aspettavano tranne che un tale affronto, al che succede che il Presidente della Regione (Uno dei "signori" di cui sopra) tale Eros Brega, vistosi espugnato il proprio castello affronta la folla che altro non chiede che un confronto ed è in quel momento che il Presidente si appresta a deflettere il colpo e con abile mossa finge di prendere le istanze dei cittadini come proprie ed è proprio li che promette di farsi carico di organizzare un incontro tra i cittadini e i "lor signori" della giunta regionale.
Così fatto, ad accordi presi, con tanto di smaglianti sorrisi, il drappello soddisfatto esce dal castello del potere, altri incontri seguono tra strette di mano e rassicurazioni da parte del Presidente sul fatto stesso di essere lì all'incontro nel giorno stabilito.
Fino a qui tutto molto facile, fin troppo facile e la puzza di bruciato è già nell'aria.
Nel frattempo un personaggio della stessa "famiglia" del presidente (tale Matteo Renzi) dopo mesi a predicare la democrazia (parola riportata anche nello stemma di "famiglia") e giurando di non volere arrivare al potere senza il voto si smentisce e sale al potere senza nessuna legittimazione da parte del popolo.
La puzza di bruciato aumenta tanto da dover impegnare tutta la stampa "pompiera" a placare gli animi del popolo oramai esasperato da tanta falsità.
Ci sarebbe da ridere se tutto questo non comportasse un aumento esponenziale dei morti che questa guerra economica sta causando.
Ma torniamo alla nostra storia, come si diceva sopra, i tentativi di fermare questo incontro non si fermano alle mere parole, ma sono susseguiti da azioni che mirano a scoraggiare l'avversario dal proseguire l'offesa, ed ecco apparire il dazio per l'incontro, infatti il nostro drappello di cittadini alla richiesta della sala, anch'essa promessa dal "signore" del castello, si trova davanti un'inattesa sorpresa, 800 euro di dazio per poter utilizzare per 3 ore una sala che fin dalla sua prima inaugurazione è sempre stata del popolo, questo costringe il manipolo di cittadini ad un nuovo assalto al castello (il palazzo della regione) di nuovo i cittadini, sfondata la resistenza iniziale delle guardie di palazzo, riescono ad insediarsi nelle sale del potere e così fatto chiedono di nuovo il confronto coi "signori" del castello. Ne segue un braccio di ferro fatto di chiamate al cellulare e accomodanti rassicurazioni, anche questa volta la vittoria è dei cittadini che ottengono apparentemente senza condizioni la concessione della sala.
Siamo arrivati ad oggi il giorno del confronto, alle ore quindici nell'aria già si percepisce la tipica tensione del prima dello scontro.
Alle sedici c'è tutto, ci sono le persone, ci sono le telecamere, ci sono i microfoni, insomma non manca nulla tranne una cosa: l'avversario. Se questo fosse successo in altri tempi il disonore avrebbe, da solo, fatto abdicare il re regnante, ma quelli erano altri tempi, ora i regnanti restano sul trono pur disonorati, anche dopo aver, con vigliaccheria, evitato lo "scontro".
Qui è finita la storia di questa battaglia, e avete capito bene! Non è un romanzo storico ma si tratta di storia dei nostri tempi, storia che vede ancora i politici dire e non fare, promettere e disattendere».
Fonte: Gilda Rivoluzionaria
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