lunedì 16 marzo 2015

INTERVISTA AD UN LAVORATORE DELL'AST DI TERNI

Che aria tira dentro le officine dell'AST di Terni dopo la lotta dell'autunno scorso? Non buona nemmeno per la Rsu interna. In verità le cose stanno messe peggio.

Consegnamo ai lettori l'intervista ad uno degli operai che è stato tra i protagonisti della battaglia dell'autunno scorso contro la multinazionale tedesca ThyssenKrupp.

D. Che si dice in fabbrica della recente incriminazione per estorsione e appropriazione indebita di 11 dirigenti Ast tra cui il capo del personale Ferrucci?

R. Tra gli operai non c'è un pensiero chiaro, "dispiace" per alcuni personaggi e si è soddisfatti per altri, comunque se sono incriminati è perché hanno messo in piedi una organizzazione criminosa... giusto che paghino, ma si sa... in Italia si trova sempre la strada...

D. Che aria tira in fabbrica dopo la fine della lotta? È vero che c'è rassegnazione e delusione?

R. Dal nostro rientro, in sostanza non è cambiato molto a livello lavorativo ma sono cresciuti, e tanto, la preoccupazione, il timore e una pressione psicologica a partire dai capoturni. Nel 90 per cento dei reparti siamo infatti sotto organico [dopo la vertenza dell'autunno scorso se ne sono andati circa 400 operai, NdR], quindi ci si deve spesso mettere a disposizione dell'azienda per tappare i buchi, buchi spesso volontariamente determinati dagli altri colleghi che si debbano mettere in malattia anche solo per un mancato ingresso in orario onde evitare sciocchi rimproveri e richiami.
Hanno introdotto il cambio in macchina in tutta l'azienda dove si opera in quarta squadra e, come sopra scritto, ognuno è obbligato ad allontanarsi dal proprio posto solo quando arriva il sostituto arriva, solo così facendo non si creano problemi, perché il turno di otto ore rimane garantito sempre, anche se chi lo garantisce deve fare 12 ore gg come prevede il contratto nazionale...

D. Che giudizio dai dell'accordo siglato il 3 dicembre? Anche tu pensi che in ultima istanza abbia vinto la ThyssenKrupp?

R. La Thyssen, alla fine, vince sempre...
Non mi metto a giudicare quello che loro hanno deciso ma visto l'andamento posso dire che dove non possono raggiungere i loro scopi, cambiano a loro piacimento le carte in tavola..

D. L'accordo prevede il famoso milione di tonnellate di acciaio. Riuscirete raggiungere l'obbiettivo con circa 400 operai in meno?

Molto probabilmente... Resta che quell'acciaio, una volta prodotto, poi lo devono vendere. E lì sorge il problema. Per evitare di fare magazzino, la Thyssen segue la strada più corta: allontanano altri 17 colleghi dai forni, li ricollocano nell'indotto e utilizzano la cassa integrazione per gli stessi là dove necessario.

D. Quindi i carichi di lavoro sono aumentati... Non era forse questo il primo obbiettivo dell'azienda? Spremere al massimo le maestranze dimostrando che si può produrre di più con meno addetti?

R. Si... avendo diminuito il personale sono aumentati in diversi casi i carichi e le ore, se poi l'azienda non trova acquirenti e mercato, allora tagliano teste...

D. Puoi farci degli esempi concreti su come sono peggiorate le condizioni di lavoro in fabbrica?

R. Sfruttamento del personale quotidiano nei cambi turno. Operai che debbono coprire più mansioni nell'arco del turno; non ti danno una collocazione fissa mettendo a rischio oltre la sicurezza individuale anche quella altrui...
C'è il problema del personale dei servizi agli impianti: prima erano in due per coprire 6 impianti a produzione e 3 lavorazioni proprio di servizio, adesso è 1 persona sola che raramente viene aiutata o da un operatore su ordine del capoturno o ancor più raramente (dipende dalla persona) dallo stesso capoturno.
Se putacaso succede che non si entri in tempo per il turno e non si ha il modo di avvisare, alcuni usano il buono di malattia come unica arma per giustificare il fatto. In vari casi non si possono prendere permessi di uscita e neppure un semplice giorno di ferie per adempiere ai problemi che ognuno ha a casa propria.
In certi casi non si trova neanche il tempo di fare la pausa pasto o piu semplicemente gustarsi un caffè.
Faccio l'esempio dell'entrata a lavoro per riuscire a dare il cambio in tempo... il reparto sta a 500 metri dagli spogliatoi... quindi entro, mi cambio e prendo il sacchetto del pasto e a piedi percorro la strada per raggiungere la mia postazione. Per questo mi ci vogliono tra i 25/35 minuti e il cambio viene dato 20 minuti prima del cambio turno, di fatto entro a lavoro un'ora prima di quello che dovrei e di conseguenza esco sempre quei 5/10 minuti oltre il turno... Quello che vorrei sapere è perché, in teoria dovrei fare 8 ore, ma in realtà a questa azienda devo donare a gratis ore della mia vita.

D. Ci sono fenomeni di resistenza operaia, magari anche solo passiva, all'intensificazione dello sfruttamento? Oppure la paura dei perdere il posto di lavoro alimenta un generale servilismo?

R. La resistenza non è per questo mondo, il servilismo è d'obbligo se vuoi "tirare a campare" ed evitare guai peggiori...

D. Da quanto affermi sembra che le cose siano destinate a peggiorare, e che escludi una ripresa della lotta? Davvero non c'è la possibilità di costruire in fabbrica un movimento di resistenza cosciente?

R.La sensazione è quella di uno spegnimento lento lento e di conseguenza c'è il peggioramento delle condizioni "umane", non voglio essere drammatico ma la società è cambiata. Questa generazione (compresa la mia) sembra non aver valori e l'importante è avere tutta la tecnologia in commercio e stare al passo con i tempi... ci stanno BRUCIANDO il cervello....
Non si va da nessuna parte se lo Stato non entrerà in gioco, se non riprenderà il controllo almeno delle grandi aziende, ponendo dei limiti alle "cieche" leggi di mercato ed un freno al far west della globalizzazione.


Intervista a cura di sollevAzione

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