venerdì 4 aprile 2014

ULTIMO "TANKO" A VENEZIA


24 arresti, 33 perquisizioni in diverse regioni, tra cui Veneto e Lombardia. Questo il bottino dell’operazione repressiva orchestrata dai Ros e dalla Procura di Brescia.

Gli arrrestati sono stati colpiti in base al famigerato Art. 270 bis, ovvero:

«Chiunque promuove, costituisce, organizza, dirige o finanzia associazioni che si propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico è punito con la reclusione da sette a quindici anni. Chiunque partecipa a tali associazioni è punito con la reclusione da cinque a dieci anni.
Ai fini della legge penale, la finalità di terrorismo ricorre anche quando gli atti di violenza sono rivolti contro uno Stato estero, un'istituzione e un organismo internazionale. Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l'impiego».

Chi abbia avuto modo di entrare nella notizia, di ascoltare gli inquisitori, di leggere gli stralci delle intercettazioni, di osservare la “pistola fumante”, la ruspa camuffata da “tanko”, sarà rimasto stupito dalla sproporzione tra l’azione simbolica che gli arrestati stavano effettivamente progettando e le gravissime accuse.

Siamo in presenza dell’ennesima vergognosa montatura giudiziaria, patetica però, non meno dei progetti degli arrestati, che non ci sentiamo tuttavia di coprire di ridicolo, come stanno facendo certi giornalisti prezzolati.

Siamo sideralmente distanti dall’idea di fare del nostro Paese uno spezzatino di piccole patrie, ma stesse sono le ferite che noi portiamo sul nostro corpo, quelle causate da un regime ingiusto e predatorio. Diverso è il nostro sogno da quello loro, stesso è però l’incubo che ci opprime.

Tra gli arrestati diversi attivisti di quello che fu il Movimento 9 dicembre, tra cui Lucio Chiavegato e Patrizia Badii. Alla combattiva Patrizia hanno distrutto la famiglia, arrestato anche il marito e denunciato la figlia maggiore, con la minore che rischia ora di essere affidata ai servizi sociali.

Gli inquirenti hanno sottolineato, furbescamente, che il loro attacco non riguarda il Movimento 9 dicembre.
Dobbiamo credergli? Più no che sì.

Diciamo che si è voluto prendere due piccioni con una fava.
Sì, certo, lo Stato non tollera certe velleità indipendentiste: chi si fa certe idee se ne stia calmo e non provi ad alzare la testa. Intanto però, seppure a scoppio ritardato, è stato portato un colpo a chi ha organizzato la protesta iniziata il 9 dicembre, e che in Veneto ebbe uno dei suoi punti di forza. Il criterio di chi è preposto a difendere l’ordine costituito è noto: colpiscine uno per educarne cento. Lo Stato parla a nuora perché suocera intenda, spaventa i cittadini, li minaccia, li terrorizza affinché restino sudditi e accettino lo stato di cose senza ribellarsi.

Una strategia che in effetti sin qui ha sempre portato frutti ai dominanti. Ma ha funzionato per l’efficacia del mix repressione, corruzione economica, e narcotico mediatico. Ora che il sistema è al collasso, che la miseria cresce, mentre non ha più risorse a cui attingere per corrompere, sempre meno potrà contare sull’efficacia dei suoi sonniferi.

Il 9 dicembre è stata solo una spallata al regime. La prossima sarà più potente, e non potrà essere fermata da magistrati e sbirri zelanti in cerca di notorietà. Avrà per questo bisogno di un'organizzazione più capillare e meno improvvisata, di una direzione adeguata, di una visione politica chiara, di un piano d'azione non velleitario.

Basta con le montature giudiziarie!
Liberate i detenuti!


* Daniela Di Marco e Vincenzo Baldassarri sono stati i due portavoce del Comitato 9 Dicembre di Perugia

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