mercoledì 11 maggio 2016

Perché l’UE è l’epicentro della crisi globale? P101 alla facolta di Economia, Perugia

di Alessandro Catanzaro

Presso il Dipartimento di Economia dell'Università, Marco Passarella e Amedeo Argentiero hanno parlato di come le principali teorie economiche spiegano cause e soluzioni della recessione

Si è svolto nel tardo pomeriggio di ieri (lunedì 9 maggio) presso il Dipartimento di Economia un incontro – organizzato da Programma 101 – con due docenti (uno ospite e proveniente dall’università di Leeds, Marco Passarella, e l’altro “di casa” con funzioni da moderatore, Amedeo Argentiero), che hanno illustrato al pubblico come le diverse scuole di pensiero economico vedano origini e soluzioni della crisi, con un occhio particolare rivolto al contesto in cui viviamo, quello dell’Unione Europea.

I filoni principali – Per semplicità (e per mancanza di tempo), Passarella ha suddiviso le teorie analizzate in 4 filoni principali: neoclassici, keynesiani, marxisti (che coprono il tradizionale specchio che va da destra a sinistra), ricomprendendo in ciascuna categoria le teorie derivate, più la Nuova sintesi neoclassica, che da qualche anno a questa parte ha assunto una posizione predominante negli Stati Uniti d’America.
Punti condivisi – Si è passati quindi ai punti condivisi da tutte queste correnti per quanto riguarda la crisi dell’area euro: essa nasce negli USA e solo in un secondo momento raggiunge l’Europa; non è originariamente una crisi del debito pubblico; è invece crisi del debito privato e/o estero che si ripercuote sul sistema bancario; la “causa ultima” è rappresentata da squilibri nelle bilance dei pagamenti degli Stati.


Punti di disaccordo – I momenti di divergenza cominciano proprio da quest’ultimo aspetto. Le interpretazioni possono già cambiare a seconda del diverso peso che si fornisce al conto corrente o al conto finanziario nella bilancia dei pagamenti. Ma questo è il meno: individuata la “causa ultima”, occorre individuare tanto la “causa prima” che le diverse “cause mediate”. Per quanto riguarda la prima questione, c’è chi pone l’accento sull’eccessiva deregolamentazione, chi sulla sperequazione distributiva, chi sulla caduta del saggio di profitto. Per quanto riguarda la seconda, invece, di volta in volta sono individuati come problematici: la moneta unica e il complesso sistema di trattati che si porta dietro; il costo del lavoro; la differenza nei tassi di crescita tra i diversi paesi, o quella nei tassi d’interesse e via dicendo.


Soluzioni proposte – Diversissime sono di conseguenza anche le soluzioni proposte: si va dal’utilizzo della politica monetaria all’ approvazione di riforme strutturali; dall’uso dell’arma fiscale alla predisposizione di un piano industriale; per finire con l’uscita dall’euro. Possiamo dire che le prime due soluzioni sono quelle tentate finora dalla Banca Centrale Europea: una direttamente, attraverso il Quantitative Easing e il taglio dei tassi d’interesse, l’altra indirettamente, mediante i vari “suggerimenti” via via susseguitisi nei confronti dei singoli paesi dell’Eurozona.


Dibattito – Al termine della discussione è seguito un lungo dibattito tra i partecipanti, gli organizzatori e i relatori, durante il quale chiunque ha preso la parola ha dimostrato di preferire un’interpretazione diversa dei fatti trattati, segno una volta di più che l’economia – nonostante si serva per l’esposizione delle sue leggi di formule matematiche – è una scienza sociale e come tale non può presentare una verità univoca.


Fonte: perugiaonline.net

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