martedì 27 marzo 2018

TUTTO CIÒ CHE FACEBOOK SA DI ME di Leonard Berberi

Sulla scia dello scandalo Cambridge Analytica,
ci si sta chiedendo quali e quante informazioni Facebook possiede sui suoi utenti.

Riportiamo questo interessante articolo di Leonard Barberi dal Corriere della sera online.


Tutto ciò che Facebook sa di me (compresi gli sms e le telefonate) 

I miei 9 anni di vita digitale nel file inviato da Menlo Park. Che conserva anche quello che abbiamo cancellato e vorremmo dimenticare
Quattrocentoquattro megabyte. La mia vita digitale su Facebook — 9 anni, 6 mesi e 20 giorni — è tutta qui. In questo file compresso inviato da Menlo Park, California, poche ore dopo aver inoltrato la richiesta. Recuperando le informazioni, anche le più sensibili, anche quelle che avevo dimenticato o voluto dimenticare. Perché dentro c’è di tutto. Gli amici. I post. I messaggi privati. I film che ho voluto raccontare agli altri. Le canzoni ascoltate. I programmi e le serie seguiti. Le foto, tante foto. E i video. Persino quelli inviati in privato. Persino quelli rimossi. Amicizie nate e morte. Richieste inviate, ricevute, respinte o pendenti. Profili non più attivi. Persone non più in questo mondo. È bene precisarlo. Non c’è nulla d’illegale nell’archivio di Facebook: siamo noi ad aver dato il consenso, preferendo un «sì» veloce e non leggersi le «Condizioni d’uso»: 4.025 parole, 27.066 caratteri.

L’iscrizione e gli amici

La mia vita digitale su Facebook — come certifica la sezione «Profilo» dell’archivio — inizia venerdì 5 settembre 2008 alle ore 15.51. Nove minuti dopo effettuo l’accesso. Alle 16.27 arriva il primo commento: «Leo su Facebook... e sono pure il primo a scrivere, che onore!», scrive Flavio che ai tempi insisteva molto per far provare il nuovo «sito». In «Amici» nel primo elenco ecco gli 853 profili con i quali c’è ancora un rapporto digitale, partendo dall’ultimo legame creato. Seguono sette nomi che non hanno risposto alla mia richiesta di amicizia. Come io non ho accettato — o respinto — 41 inviti. Poi ci sono le 280 richieste rifiutate. E altri 178 legami «estinti».
I contatti

In «Info di contatto» arriva una prima sorpresa: l’elenco di tutti i numeri di telefono. Pescati dalla rubrica dello smartphone dopo aver dato l’ok al social network. In realtà Facebook sembra memorizzare anche i dati delle telefonate e dei messaggi al di fuori della piattaforma. Almeno di chi ha i dispositivi con il sistema operativo Android e installato le app (in versione leggera) di Messenger e Facebook. Ad accorgersene tra i primi è stato il giovane neozelandese Dylan McKay. Quando ha scaricato i dati dal sito ha visto che c’era pure l’elenco delle chiamate (effettuate, ricevute, perse) e degli sms. Lorenzo Borga, 22enne di Trento, studente di Economia e fact checker per il sito lavoce.info, conferma. Tra i 19 e 20 anni ha avuto un telefonino con sistema Android. «Al momento dell’installazione dell’app ricordo di aver dato l’ok alla sincronizzazione dei contatti». Risultato: quando un paio di giorni fa ha chiesto l’archivio a Facebook «nella sezione dei contatti ho visto l’elenco di chi mi aveva chiamato, chi avevo chiamato, a che ora, giorno e anno, per quanto tempo», racconta. La sensazione? «Non gradevole, anche perché ci tengo alla privacy e faccio attenzione alle attività online». Il colosso web sostiene che la memorizzazione — su approvazione esplicita dell’utente — è pensata per aiutare «a trovare e rimanere connesso con le persone a cui uno tiene». E assicura: «Non venderemo mai questi dati».

Il diario

Il salto nel passato su quello che ho scritto, pubblicamente, è un promemoria su quanto la sensibilità sulla privacy sia cambiata. Per esempio: gli auguri di compleanno sono passati da decine a quasi zero. Nel mezzo ho rimosso la data di nascita. In pubblico. Perché Facebook l’informazione la conserva ancora. Il «diario» però non aiuta a ricordare sempre. Peccato. Alle 22.39 del 7 ottobre 2008 avevo annunciato di aver «scoperto una cosa che rivoluzionerà il mondo». Nel muro digitale non compaiono i «mi piace», valorizzati dalle società per capire i gusti individuali. «Sono però visibili nel “Registro attività” del profilo», fa sapere Facebook.

Le foto, i video, la posta

La sezione multimediale dell’archivio contiene tutto il materiale postato. Compreso quello cancellato. Che in un caso mi aiuta: ritrovo un file perduto. Nell’altro fa riemergere qualcosa che avrei preferito non rivedere. «Quando decidi di eliminare un contenuto lo rimuoviamo dal sito», precisa il social network. «Alcune di queste informazioni vengono eliminate in modo permanente dai server. Altri contenuti vengono cancellati solo quando elimini l’account in modo permanente». Un altro capitolo delicato sono i messaggi inviati. Dal profondo social ricompaiono foto e video inviati a chi, anni dopo, non è più un contatto. Anzi: in qualche caso è anche un personaggio «ostile». «Nel mio archivio ho ritrovato alcune foto inviate all’allora fidanzato», racconta una 32enne di Milano, ora sposata e mamma. «Quando abbiamo rotto è stato lui a togliere l’amicizia su Facebook, ma che succede se dovesse chiedere i dati al social network? Si ritrova qualcosa che io non vorrei avesse più?».

La sicurezza e le app

Eccoci al capitolo più delicato: in «Sicurezza» riesco a rintracciare tutti i miei spostamenti. Mossa non facile, perché bisogna geolocalizzare gli indirizzi IP memorizzati al momento dell’accesso a Facebook. Le sorprese non mancano. Come l’accesso nel Golfo di Finlandia sul traghetto Helsinki-Tallinn. I due minuti a Bilbao, dove non sono mai stato, ma mi sono «agganciato» con lo smartphone passando in macchina sui Pirenei. I pochi secondi a Vladivostok, estrema Siberia, non a livello terra, ma a circa 12 chilometri di quota, sorvolando la zona e usando il Wi-Fi a bordo. L’archivio si conclude con «Argomenti inserzioni» (e «App installate») ed ecco che la società vede me sotto il profilo commerciale. Interessato — tra le altre cose — ai «giornali» e alle «telecomunicazioni» (dato il lavoro...), all’«Albania» (viste le origini...), all’«aviazione» e ai «voli». In questo caso non c’era bisogno di andare a bussare alla porta di Facebook. Bastava cercare su Google. Ma questa è un’altra storia.





Fonte: Corriere.it

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