Sciopero della Scuola 05/05/2015
Ieri il mondo della scuola ha sfiduciato il premier Matteo Renzi!
Lo sciopero ha visto più di 100mila partecipanti, punte di adesione storiche. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia.
I numeri delle piazze di ieri possono dire con chiarezza che non si tratta di una riforma della scuola condivisa, come ha sempre detto Renzi, ma una legge imposta dall’alto contro la volontà del mondo della scuola.
Tra i motivi dello sciopero, l'esclusione della II fascia dalle assunzioni (la II fascia comprende i docenti abilitati ma non iscritti nelle Graduatorie a esaurimento, chiuse dal 2008), l'aumento dei poteri dei dirigenti (i sindacati e il mondo della scuola chiedono, ovviamente, collegialità), la possibilità per i dirigenti di poter scegliere i docenti (si apre un'autostrada al clientelismo), blocco del contratto, esclusione degli ATA dal piano assunzionale, l'eliminazione di alcune materie contrattuali.
C'è poi il nodo precari da sciogliere. Le assunzioni infatti non bastano, perché lasciano fuori decine di migliaia di lavoratori che negli anni hanno lavorato dalle graduatorie d'istituto.
Non può essere accettato neanche il divieto di fare supplenze oltre i 36 mesi, che metterebbe in difficoltà molti lavoratori.
Ma non si è trattato solo di rivendicazioni categoriali.
Come ha affermato Stefania Giannini, il Ministro della Pubblica Istruzione, "questo è uno sciopero politico".
È effettivamente così, quello di ieri è stato uno sciopero politico contro la visione che il governo ha, non solo della scuola, ma della società.
Dopo vari tentativi di piegare la scuola pubblica ai dogmi neoliberisti (a partire da quello di Luigi Berlinguer nel febbraio 2000, della Moratti nel 2003, e quindi quelli della Gelmini nel 2008-10) la "riforma Renzi" appare come l'ultimo e letale colpo di scure.
Quella che viene fuori dal DDL è una scuola-azienda, privata per giunta, con presidi-sceriffi titolari d'azienda; studenti-clienti; insegnanti-agenti di marketing.
Il DDL non parla dei docenti, non dice nulla agli studenti, non parla di didattica né di apprendimenti; si limita a ritagliare un ruolo efficientista e “da sceriffo” al Dirigente Scolastico, trascura del tutto le condizioni di difficoltà, in molti casi di drammatica emergenza, nelle quali si trovano tantissime scuole soprattutto nel Sud del Paese; delega al Governo ben tredici leggi che riguardano il cuore stesso dell’Istituzione scolastica.
Il DDL è stato presentato al Parlamento con la logica del ricatto sulle assunzioni e l'inganno delle 100 mila stabilizzazioni, e su esso molto probabilmente Renzi dovrà porre l'ennesima "fiducia".
Ecco perchè le manifestazioni di ieri, massicce e combattive, erano contro Renzi e il suo governo autoritario.
Un segnale che non va sottovalutato, soprattutto perchè arriva da un nevralgico corpo sociale come quello degli insegnanti.
La giornata di ieri segnala che a forza di atti d'imperio, è iniziato il declino di Renzi e del suo governo.
Grazie alle piazze di ieri il premier ha finto di lanciare dei segnali di apertura per modificare il DDL in discussione alla commissione Cultura della Camera, ma ha anche dichiarato che non arretrerà sulla necessità di condurre in porto la riforma.
Ieri il mondo della scuola ieri ha sfiduciato Renzi, ha deciso che il DDL va interamente stracciato, ha notificato che la misura è colma.
Le immagini e le voci dalle piazze di ieri:
Ieri il mondo della scuola ha sfiduciato il premier Matteo Renzi!
Lo sciopero ha visto più di 100mila partecipanti, punte di adesione storiche. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia.
I numeri delle piazze di ieri possono dire con chiarezza che non si tratta di una riforma della scuola condivisa, come ha sempre detto Renzi, ma una legge imposta dall’alto contro la volontà del mondo della scuola.
Tra i motivi dello sciopero, l'esclusione della II fascia dalle assunzioni (la II fascia comprende i docenti abilitati ma non iscritti nelle Graduatorie a esaurimento, chiuse dal 2008), l'aumento dei poteri dei dirigenti (i sindacati e il mondo della scuola chiedono, ovviamente, collegialità), la possibilità per i dirigenti di poter scegliere i docenti (si apre un'autostrada al clientelismo), blocco del contratto, esclusione degli ATA dal piano assunzionale, l'eliminazione di alcune materie contrattuali.
C'è poi il nodo precari da sciogliere. Le assunzioni infatti non bastano, perché lasciano fuori decine di migliaia di lavoratori che negli anni hanno lavorato dalle graduatorie d'istituto.
Non può essere accettato neanche il divieto di fare supplenze oltre i 36 mesi, che metterebbe in difficoltà molti lavoratori.
Ma non si è trattato solo di rivendicazioni categoriali.
Come ha affermato Stefania Giannini, il Ministro della Pubblica Istruzione, "questo è uno sciopero politico".
È effettivamente così, quello di ieri è stato uno sciopero politico contro la visione che il governo ha, non solo della scuola, ma della società.
Dopo vari tentativi di piegare la scuola pubblica ai dogmi neoliberisti (a partire da quello di Luigi Berlinguer nel febbraio 2000, della Moratti nel 2003, e quindi quelli della Gelmini nel 2008-10) la "riforma Renzi" appare come l'ultimo e letale colpo di scure.
Quella che viene fuori dal DDL è una scuola-azienda, privata per giunta, con presidi-sceriffi titolari d'azienda; studenti-clienti; insegnanti-agenti di marketing.
Il DDL non parla dei docenti, non dice nulla agli studenti, non parla di didattica né di apprendimenti; si limita a ritagliare un ruolo efficientista e “da sceriffo” al Dirigente Scolastico, trascura del tutto le condizioni di difficoltà, in molti casi di drammatica emergenza, nelle quali si trovano tantissime scuole soprattutto nel Sud del Paese; delega al Governo ben tredici leggi che riguardano il cuore stesso dell’Istituzione scolastica.
Il DDL è stato presentato al Parlamento con la logica del ricatto sulle assunzioni e l'inganno delle 100 mila stabilizzazioni, e su esso molto probabilmente Renzi dovrà porre l'ennesima "fiducia".
Ecco perchè le manifestazioni di ieri, massicce e combattive, erano contro Renzi e il suo governo autoritario.
Un segnale che non va sottovalutato, soprattutto perchè arriva da un nevralgico corpo sociale come quello degli insegnanti.
La giornata di ieri segnala che a forza di atti d'imperio, è iniziato il declino di Renzi e del suo governo.
Grazie alle piazze di ieri il premier ha finto di lanciare dei segnali di apertura per modificare il DDL in discussione alla commissione Cultura della Camera, ma ha anche dichiarato che non arretrerà sulla necessità di condurre in porto la riforma.
Ieri il mondo della scuola ieri ha sfiduciato Renzi, ha deciso che il DDL va interamente stracciato, ha notificato che la misura è colma.
Le immagini e le voci dalle piazze di ieri:
Nessun commento:
Posta un commento