VOGLIAMO LAVORO E LA DIGNITÀ. STATO CRIMINALE!!!
Questo hanno scritto ieri mattina Emanuele Fanesi e la moglie, Giuseppa Di Miceli, su un lenzuolo bianco, che hanno appeso alle barre che circondano la Fontana Maggiore, di Piazza IV Novembre, simbolo della città di Perugia, in pieno centro storico.
Poi si sono incatenati assieme alle stesse barre, con loro avevano una tanica di benzina.
Sono rimasti lì, incatenati, ricevendo la solidarietà dei passanti, buona parte della mattinata, fino a quando, dopo aver parlato con il sindaco Romizi, l'assessore Vinti, e il capo del centro per l'impiego, si sono lasciati convincere a liberarsi.
Ma cosa li ha spinti a questo significativo atto di protesta?
L'umiliazione e la rabbia per una condizione di vita insostenibile.
Emanuele Fanesi è un ragazzo di 38 anni, laureato in giurisprudenza.
Aveva lavorato per anni presso la Bavicchi Spa, da cui era stato licenziato.
Successivamente è stato assunto, con contratto a tempo determinato, presso la Profilumbria Spa.
Qui iniziano i guai e il lungo calvario, perchè allo scadere del contratto, nell'ottobre 2012, questo non gli viene rinnovato e da allora Emanuele non è più riuscito a trovare uno straccio di lavoro, neppure part-time, con cui mantenere la famiglia.
Giuseppa Di Miceli ha diversi problemi di salute, non è in grado di contribuire concretamente al fabbisogno domestico.
Hanno un figlio, sedicenne.
Un figlio che ha dovuto lasciare gli studi perchè Emanuele e Giuseppa non sanno dove trovare 460 euro per pagare l'abbonamento annuale dell'autobus.
Peggio, non hanno soldi per mangiare.
È una storia che parla da sè, non ha bisogno di troppe parole.
Come Marcia della Dignità esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà e vicinanza e ci stiamo attivando per poter essere loro di aiuto in qualche modo, sapendo bene che il loro non è l'unico caso e tantissime persone, qui in Umbria, si trovano nella stessa identica condizione.
Anche nella nostra Marcia ci sono casi simili.
E come abbiamo già fatto, anche quest'anno torneremo a manifestare.
La Marcia della Dignità, per chiedere tutti insieme lavoro e Dignità.
Siamo sicuri che Emanuele e Giuseppa saranno al nostro fianco.
Questo hanno scritto ieri mattina Emanuele Fanesi e la moglie, Giuseppa Di Miceli, su un lenzuolo bianco, che hanno appeso alle barre che circondano la Fontana Maggiore, di Piazza IV Novembre, simbolo della città di Perugia, in pieno centro storico.
Poi si sono incatenati assieme alle stesse barre, con loro avevano una tanica di benzina.
Sono rimasti lì, incatenati, ricevendo la solidarietà dei passanti, buona parte della mattinata, fino a quando, dopo aver parlato con il sindaco Romizi, l'assessore Vinti, e il capo del centro per l'impiego, si sono lasciati convincere a liberarsi.
Ma cosa li ha spinti a questo significativo atto di protesta?
L'umiliazione e la rabbia per una condizione di vita insostenibile.
Emanuele Fanesi è un ragazzo di 38 anni, laureato in giurisprudenza.
Aveva lavorato per anni presso la Bavicchi Spa, da cui era stato licenziato.
Successivamente è stato assunto, con contratto a tempo determinato, presso la Profilumbria Spa.
Qui iniziano i guai e il lungo calvario, perchè allo scadere del contratto, nell'ottobre 2012, questo non gli viene rinnovato e da allora Emanuele non è più riuscito a trovare uno straccio di lavoro, neppure part-time, con cui mantenere la famiglia.
Giuseppa Di Miceli ha diversi problemi di salute, non è in grado di contribuire concretamente al fabbisogno domestico.
Hanno un figlio, sedicenne.
Un figlio che ha dovuto lasciare gli studi perchè Emanuele e Giuseppa non sanno dove trovare 460 euro per pagare l'abbonamento annuale dell'autobus.
Peggio, non hanno soldi per mangiare.
È una storia che parla da sè, non ha bisogno di troppe parole.
Come Marcia della Dignità esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà e vicinanza e ci stiamo attivando per poter essere loro di aiuto in qualche modo, sapendo bene che il loro non è l'unico caso e tantissime persone, qui in Umbria, si trovano nella stessa identica condizione.
Anche nella nostra Marcia ci sono casi simili.
E come abbiamo già fatto, anche quest'anno torneremo a manifestare.
La Marcia della Dignità, per chiedere tutti insieme lavoro e Dignità.
Siamo sicuri che Emanuele e Giuseppa saranno al nostro fianco.
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