venerdì 20 giugno 2014

SALVARE LE BANCHE....TANTO PAGA PANTALONE! di Leonardo Mazzei

In arrivo il "paracadute" pubblico per salvare le banche private!

Le loro banche sono malmesse ed avranno bisogno di nuovi capitali. Ma lorsignori sono tirchi, tanto paga Pantalone. Costoro amano il liberismo a parole, quanto la mano pubblica che gli riempie il portafoglio nei fatti. Non si pensi ad un vezzo solo italiano, anzi nel caso in questione l'ordine è partito direttamente dall'Europa.Di cosa si tratta? Nel più assoluto silenzio del più loquace dei governi, è in arrivo il più massiccio intervento statale a sostegno della banche. Con il titolo «Pressing UE sull'Italia "Subito il paracadute per salvare le banche"», se ne è occupato ieri [il 13 giugno 2014] Federico Fubini su la Repubblica. Leggiamo il suo incipit:
«Nel vortice di iniziative del governo, ce n'è una che spicca per il silenzio in cui è avvolta. Non è mai entrata nelle slide di Matteo Renzi a Palazzo Chigi e neppure il Tesoro ne parla in pubblico. Ma in entrambi i palazzi della politica economica è ormai chiaro che si tratta di una scelta sempre più difficile da rinviare. Il ministero dell'Economia ha persino iniziato a lavorarci, ma con una cautela del tutto comprensibile. In Italia e non solo, oggi non c'è niente di più duro da far accettare ai contribuenti di un "paracadute" costruito con i loro soldi per tutelare le banche».
Dunque, per Renzi il silenzio è d'oro. E questo ben si comprende. Quel che è invece davvero interessante è il silenzio generale. Un silenzio che neppure l'articolo di Fubini sembra avere scosso, dato che ad oggi non ci risulta nessuna significativa reazione da un mondo politico aduso alla dichiarazione facile ad ogni stormir di foglia. Come dire che sulle banche non si scherza.

Ma entriamo nel merito. In autunno saranno noti i risultati dei controlli che la Bce sta effettuando sulle maggiori banche europee. Dei 130 istituti presi in esame, che complessivamente detengono l'85% degli attivi, 15 sono italiani. Questa la lista: Banca Carige, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Banca Piccolo Credito Valtellinese, Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Banca Popolare di Vicenza, Banco Popolare, Credito Emiliano, Iccrea Holding, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Unicredit, Unione di Banche Italiane, Veneto Banca.

Tra i criteri richiesti per valutare la solidità patrimoniale c'è il cosiddetto "Common Equity Tier 1", che misura il rapporto tra il capitale di ogni banca rispetto all'ammontare degli impieghi. Il parametro previsto dalla Bce per superare l'esame è quello dell'8%. Le banche che risulteranno sotto questa soglia avranno 6 mesi per ricapitalizzarsi. Quelle ritenute a rischio di scivolare sotto il 5,5% a fronte di una nuova recessione ne avranno 9.

In questi mesi gli ispettori della Bce, 240 solo per le banche italiane, sono al lavoro. Poi le risultanze dei singoli gruppi (Joint supervisory teams) confluiranno al Supervisory Board di Francoforte, che alla fine emetterà le varie "sentenze".

Quando, nell'autunno scorso, l'operazione prese il via, l'allora ministro dell'economia Saccomanni dichiarò che: «L'Italia non ha nulla da temere, perché il sistema bancario italiano si è dimostrato tra i più solidi di tutte le economie avanzate nonostante una crisi lunghissima». (Il Tempo, 24 ottobre 2013)

Come il suo predecessore, anche Padoan cerca di non far emergere prima del dovuto il problema. Ma ormai i tempi stringono, e - come riferisce Fubini - nelle stanze del ministero dell'Economia, così come a Bankitalia, si lavora sulle varie ipotesi per far fronte alle probabili ricapitalizzazioni che dovessero risultare necessarie.

Eh sì, perché le eventuali magagne nei conti delle banche verranno scaricate sullo Stato, che provvederà generosamente alla ricapitalizzazione delle stesse. Così vuole l'Europa, o se preferite la Bce, tanto poi della stessa cosa si tratta. A scanso di equivoci ecco come si è espressa la presidente del Consiglio di sorveglianza dell'organismo centrale di vigilanza bancaria in area euro (Ssm), la francese Daniéle Nouy: «Abbiamo bisogno di paracadute pubblici solidi e ben definiti a livello nazionale. Mi appello agli Stati membri perché onorino i forti impegni presi sul paracadute, in modo da poter rispondere rapidamente a qualunque debolezza emerga».
 

Ma quale sarà la cifra necessaria per un paese come l'Italia? Il governo non parla, Bankitalia neppure, ma Fubini ipotizza un importo pari all'1% del Pil, dunque circa 16 miliardi. Impossibile valutare l'attendibilità di questa stima, ma di certo il problema esiste e non è per niente piccolo.
 

A breve, comunque entro qualche mese, il governo dovrà decidere se approntare un grosso paracadute preventivo, con la costituzione di un fondo ad hoc, oppure scegliere di intervenire di volta in volta con dei paracadute su-misura per ogni banca bisognosa di ricapitalizzazione.
 

Sia in un caso che nell'altro dovranno essere emessi nuovi titoli del debito pubblico, che andrà così ad aumentare ben oltre il previsto. Arrivando, secondo Fubini, al 136% del Pil. Con buon pace dei propositi di rientro su cui tutti continuano a giurare.
In ogni caso gli italiani sapranno ben presto a cosa servono davvero i loro sacrifici. Ed il bamboccio Renzi avrà qualche difficoltà in più a spiegare la sua idea di "cambiare l'Europa".


Fonte: sollevAzione

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