Tempi durissimi per la Perugina di San Sisto, l'azienda alimentare specializzata nel settore della produzione di cioccolato e produzione e vendita di prodotti dolciari, fondata a Perugia nel 1907 e dal 1988 ceduta alla multinazionale svizzera Nestlè.
A causa della fortissima contrazione dei volumi di produzione, l'azienda aveva dichiarato in esubero 210 unità (180 temporanee e le altre strutturali), e dal primo settembre del 2014 sono iniziati i contratti di solidarietà per 24 mesi.
Il piano della Nestlé presentato qualche mese fa, prevedeva l’esubero di 220 lavoratori al termine della solidarietà, ma dal momento che i volumi produttivi continuano a calare, cresce il timore che gli esuberi possano aumentare e ci si trovi a dover fronteggiare almeno 300 tagli.
A lavorare nello stabilimento di San Sisto oggi sono circa 840 dipendenti, ma è probabile che, con la riduzione di almeno 3 tonnellate di produzione, si arrivi al licenziamento di circa 300 unità.
Per questo le organizzazioni sindacali hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione e chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) la convocazione di un tavolo di crisi.
Esattamente come accaduto per l'AST, le acciaierie di Terni.
Siamo in attesa di sapere la data dell'incontro e soprattutto cosa verrà fuori dal tavolo con i vertici della multinazionale in sede ministeriale e, a seguire, dal tavolo regionale con i soggetti interessati.
Nel frattempo non possiamo non sottilineare che, come consueto ormai, non c'è volontà di intervento, nè di investimenti da parte della multinazionale Nestlè, come è stato per la Thyssen a Terni.
Vedremo anche come si muoveranno i lavoratori e che decisioni prenderanno, dopo le ultime focose assemblee.
A causa della fortissima contrazione dei volumi di produzione, l'azienda aveva dichiarato in esubero 210 unità (180 temporanee e le altre strutturali), e dal primo settembre del 2014 sono iniziati i contratti di solidarietà per 24 mesi.
Il piano della Nestlé presentato qualche mese fa, prevedeva l’esubero di 220 lavoratori al termine della solidarietà, ma dal momento che i volumi produttivi continuano a calare, cresce il timore che gli esuberi possano aumentare e ci si trovi a dover fronteggiare almeno 300 tagli.
A lavorare nello stabilimento di San Sisto oggi sono circa 840 dipendenti, ma è probabile che, con la riduzione di almeno 3 tonnellate di produzione, si arrivi al licenziamento di circa 300 unità.
Per questo le organizzazioni sindacali hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione e chiedere al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) la convocazione di un tavolo di crisi.
Esattamente come accaduto per l'AST, le acciaierie di Terni.
Siamo in attesa di sapere la data dell'incontro e soprattutto cosa verrà fuori dal tavolo con i vertici della multinazionale in sede ministeriale e, a seguire, dal tavolo regionale con i soggetti interessati.
Nel frattempo non possiamo non sottilineare che, come consueto ormai, non c'è volontà di intervento, nè di investimenti da parte della multinazionale Nestlè, come è stato per la Thyssen a Terni.
Vedremo anche come si muoveranno i lavoratori e che decisioni prenderanno, dopo le ultime focose assemblee.
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